Trattamelo bene.., One-shot con una coppia a sorpresa

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    Nero imprecò, calciando una lattina vuota che centrò in pieno il cestino della spazzatura poco distante. Due mesi che era finita quell’assurda guerra nella sua città e lui si stava annoiando a morte. I demoni erano ancora numerosi certo, e quindi il lavoro non mancava, quello che non riusciva a sopportare era che si trattava solo di demoni da due soldi. Neanche uno che lo facesse anche solo sudare un po’. Fortuna stava diventando una noia mortale. Non era che ci godesse nel rischiare la pelle, ma di quel passo si sarebbe rammollito. Diede uno sguardo malinconico alla vecchia chiesa in cui si era tenuto l’ultimo Festival della Spada, quando aveva sentito Kirye cantare la canzone che aveva composto appositamente per l’occasione. Ma ormai con la moretta era acqua passata. Anche se non se ne stupiva più di tanto, dato che aveva sempre avuto uno spirito troppo puro per essere come ogni altra ragazza. Sperò solo che nel convento dove si era recata, si trovasse bene. In quel momento i suoi ricordi passarono ad un’altra persona. Qualcuno con i capelli del suo stesso candore, dotato di una forza assurda e, possibilmente, di un modo di fare troppo strafottente per la sua età. Dante era sparito così come era venuto, lasciandogli solo quella spada che un tempo apparteneva a suo fratello e la tacita promessa che un giorno si sarebbero rincontrati. Chissà dove era sparito alla fine. Avrebbe tanto voluto affrontarlo di nuovo, magari facendo finire quella sfida conclusasi con la sua sconfitta in una vittoria o, cosa un poco più probabile, in un pareggio. Il mezzo demone l’aveva incuriosito tantissimo. Gli dispiaceva di aver combattuto con lui come con un nemico che doveva uccidere, anche se era per un dovere impostogli da persone di cui pensava di potersi fidare. In quel momento però si chiese che tipo di persona potesse essere il fratello di quel ragazzino camuffato da uomo. Sbuffò sonoramente. Con tutta probabilità era uguale, se non peggio. Un ringhio gli giunse alle orecchie da un viottolo vicino. Ghignò. Finalmente un po’ di movimento. Svoltato l’angolo si trovò in un vicolo piuttosto largo, dove vide uno dei demoni elettrici agitarsi in cerca di prede. Il Blitz ringhiò, agitandosi e voltando l’orrendo muso privo di occhi verso di lui. Nero avanzò lentamente, estraendo la Blu rose pronto a sparare così da privare il mostro della sua barriera elettrica, tuttavia non fece in tempo beccandosi un colpo inferto alle spalle. Sbatté contro il muro, guardando in cagnesco il demone. Detestava quando diventava rapido come la luce e quasi impossibile da tenere sottocchio. Il demone si voltò a destra e a sinistra, cercandolo. Nero caricò la pistola di energia demoniaca, pronto a sparare per poi ritrovarsi nuovamente quel demone addosso. Il Blitz lo trascinò fino a un piccolo spazio aperto privo di cemento o altro, dove poi lo fece scontrare contro una roccia. Il ragazzo si alzò, guardando con rabbia il vestito semi bruciacchiato. “Che cavolo, il mio cappotto preferito!”, “Fossi in te non mi distrarrei.” Il ragazzo sussultò, guardandosi intorno per cercare la persona che aveva parlato. Non poteva essere stato il demone. Non aveva il dono della parola. “Attento ragazzo, se fossi stato un nemico avrei avuto tutto il tempo per eliminarti.” Finalmente l’ex cavaliere riuscì a vedere il suo misterioso interlocutore. Un uomo sulla trentina era seduto sul bordo di un cornicione, vestito di un lungo cappotto blu reale con disegni e borchie sull’argento mentre il resto degli abiti era sul color bronzo scuro. Nero boccheggiò appena. Ma quello.. “Dante!” L’uomo inarcò un sopracciglio, visibilmente contrariato a quel nome, sbuffando e limitandosi a indicare nuovamente il Blitz che lo stava puntando. Durante la lotta, durata almeno un paio d’ore senza pausa Nero si sentì sempre lo sguardo dell’uomo puntato addosso, finalmente alla fine della lotta si permise di guardarlo per bene. Il volto era identico a quello di Dante, non c’erano dubbi, i capelli però erano portati all’indietro, quasi dritti come punte. Niente spada sulla schiena e cosa ancor più strana niente pistole. Possibile che avesse davvero preso un granchio? Sperò solo che quel tipo non fosse un nemico. Diversamente dalle sue previsioni era uscito sfinito da quella lotta, non avrebbe avuto la forza di sostenerne un’altra. Sorrise impercettibilmente. Ma aveva ancora Yamato. L’uomo atterrò poco distante da lui.. Un momento. Quando era saltato? Nero lo guardò male, come si fa con un nemico. Non gli piaceva quando qualcuno mostrava un potere che non aveva mai visto. L’altro lo guardò senza scomporsi per poi far vagare lo sguardo sul braccio del giovane cavaliere. Nero strinse il pugno facendo brillare il braccio che aveva iniziato a emettere bagliori di un’intensità che non aveva mai visto prima. Quello non era Dante, ma allora perché era uguale a lui. “Che vuoi?”, “Possiedi una cosa che mi appartiene. Quindi o me la ridai con le buone..” indicò il braccio demoniaco, mentre intorno a lui appariva una spirale di spade fantasma. “.. o me la riprenderò con le cattive.” Nero ringhiò, facendo apparire la gigantesca mano evanescente con cui aveva distrutto a suo tempo Il Salvatore, pronto a far fare a quel tipo un bel volo. “Scordatelo!” la mano e il braccio scattarono pronte per colpire il bersaglio quando si ritrovarono bloccate. Nero spinse più forte e tentò anche di rimuoverla senza riuscirci. Imprecò, mettendoci più forza e riuscendo solamente a spostarla, trovandosi davanti una scena che lo lasciò sbigottito. L’uomo in blu aveva afferrato un dito della mano evanescente e riusciva a tenerla bloccata senza alcuno sforzo apparente. Questi ammiccò, lasciandola andare e facendo finire Nero contro il muro, su cui descrisse una sorta di infossatura. Nero sentì un forte senso di dejavù coglierlo quando si agitò per la botta presa e questa sensazione aumentò quando le spade fantasma dell’uomo lo bloccarono sotto le braccia. Perché doveva sempre finire appeso come una sorta di trofeo? Finì appena di formulare quel pensiero che cadde svenuto, restando a penzolare da quel muro. L’uomo in blu si avvicinò, muovendo la mano con un gesto ben preciso e richiamando dal braccio del ragazzo Yamato. La spada emise un bagliore violaceo una volta in mano all’uomo, il quale si avvicinò per osservare meglio quello che fino a poco prima era il suo giovane avversario. Gli prese il mento e gli voltò il viso un paio di volte. Assomigliava ai membri della sua famiglia in maniera impressionante, ed era anche bravo a combattere, anche se ancora molto inesperto. Osservò incuriosito il braccio demoniaco. Fece spallucce e se lo caricò in spalla. Per essere così magro all’apparenza era parecchio pesante, era una fortuna che l’appartamento scelto come casa momentanea fosse vicino. Arrivato guardò un po’ perplesso il salotto. Solo due poltrone, rassegnato lo portò nella sua camera, dando poi uno sguardo critico agli abiti del giovane, non propriamente puliti. Anche la sua camicia non era ridotta meglio. Senza farsi scrupoli gli tolse tutto tranne i boxer, quindi si privò della parte superiore dei suoi abiti, per poi sedersi su una sedia vicina e sguainare la sua spada appena conquistata. Nero si agitò, aprendo gli occhi e guardandosi intorno sorpreso. Era stato steso con una velocità che l’aveva totalmente spiazzato e fatto parecchio arrabbiare. Stava per inveire contro l’uomo quando notò che aveva in mano Yamato. Allibito, il ragazzo dai capelli bianchi guardò il suo braccio emettere una luminescenza inferiore alla norma. La guance si tinsero di rosso quando si rese conto di non avere praticamente nulla addosso, tranne i suoi boxer e l’altro aveva indosso solo i pantaloni. Un paio di fantasie per nulla caste si affacciarono nel suo cervello alla vista dei muscoli perfetti e tonici dell’uomo, così somigliante al cacciatore rosso. “C-che significa questo?!” Nero indicò sé stesso e lui. Questi inarcò un sopracciglio, per poi ghignare. L’imbarazzo di quel ragazzino lo stava stuzzicando. “Paura che abbia approfittato di te?” la domanda uscì leggermente canzonatoria, provocando nel ragazzino un rossore ancora più violento. “Senza offesa, anche se non sei male dubito che sarebbe divertente fare una cosa del genere quando sei incosciente.”. Nero ringhiò, coprendosi col lenzuolo, un po’ per pudicizia e un po’ per stizza alle parole dell’uomo. Quel suo sguardo penetrante lo metteva a disagio. “Chi sei?”, “Vergil.” Quel nome richiamò nella mente del ragazzo quello del cacciatore rosso, insieme all’affermazione in cui aveva sostenuto che la spada apparteneva a lui. Finalmente il ragazzo capì perché l’uomo era uguale a Dante. “In origine apparteneva a mio fratello” Erano gemelli! “Siete.. identici..” a quelle parole Vergil fece una smorfia, capendo probabilmente a cosa si riferisse il ragazzo. “Sbagli”, “Come faccio a sbagliarmi, siete due gocce d’acqua!” Vergil si alzò stizzito, avvicinandosi e mettendosi sopra di lui, sul letto. Nero sussultò a quell’improvvisa vicinanza. Aveva la sensazione di essersi messo nei guai. “Vuoi che te lo dimostri?” non aspettò risposta, anche perché sapeva che il ragazzo era troppo scioccato dalla sua azione per dargliela. “Va bene.” Nero rimase ancor più stupito quando sentì l’uomo più grande prendergli il mento con due dita e baciarlo con foga quasi animalesca. Il cervello del ragazzo andò in blackout, elaborando come unica risposta a quell’azione il rifiuto. Eppure il suo corpo non si mosse per eseguire l’ordine. Quel bacio, inatteso, gli stava dando mille brividi lungo la schiena mentre la lingua di Vergil, aperte dolcemente le sue labbra, esplorava la sua bocca con fare esperto. Quando si staccarono le guance di Nero avevano assunto una forte tonalità rossa. Vergil non poté trattenersi da sorridere, quel ragazzino lo eccitava e a quanto vedeva la cosa era reciproca. Infatti quando il ragazzo si accorse della sua erezione ben visibile anche attraverso le lenzuola, cercò vanamente di coprirsi di più. Il tentativo venne impedito dalle mani del mezzo demone che gli prese i polsi con gentilezza per fermarlo. Nero lo guardò con un misto di imbarazzo e curiosità. Immaginava cosa sarebbe successo se avessero proseguito, ma la cosa sembrava solo eccitarlo di più. Era come se in realtà lo conoscesse da sempre. Vergil si chinò sul suo viso, dandogli un bacio leggero sulla bocca per poi scendere lungo il collo mentre lo spingeva contro il materasso. Nero emise un gemito a sentire quella bocca calda sulla pelle nuda che veniva esplorata con cura e attenzione. Non era molto esperto in quel genere di cose. Perfino le sue fantasie erano state poche e in quel momento se ne pentì davvero. Non aveva idea di cosa fare se non lasciare tutto all’uomo più grande. Vergil si accorse dell’indecisione del ragazzino, sorridendo in modo quasi tenero. Gli accarezzò una guancia, dandogli un bacio dolce sulle labbra. “Prima volta eh? Faccio piano promesso..” a stroncare sul nascere qualunque risposta imbarazzata fu la mano del mezzo demone che superò l’ostacolo dei boxer, stringendo la virilità del ragazzo in una presa ferma ma gentile. Nero gemette forte, aggrappandosi alle spalle di Vergil con un ansito. Le unghie della mano demoniaca graffiarono la pelle del più grande, lasciando colare sulla schiena alcune gocce di sangue, infiammandolo. Scese con le labbra sul torace, dove iniziò a leccare e succhiare un capezzolo, facendo arcuare il giovane amante sotto di sé. Presto l’avrebbe portato al paradiso. Le labbra scesero ancora più giù in maniera lenta e decisa, voleva che il piccolo impazzisse. Quando la bocca raggiunse il suo punto debole Nero avrebbe giurato che sarebbe potuto venire anche solo guardando il volto di Vergil così vicino alla sua erezione svettante. Quando gli tolse i boxer chiuse gli occhi, aspettandosi di sentire la bocca calda su di sé ma anziché prendersi cura della sua erezione questa si diresse sicura al suo ingresso. Il ragazzo si agitò un po’, sia perché spaventato da quella manovra inaspettata, sia perché aveva sentito distintamente la mano sulla sua erezione pompare con più convinzione. Vergil si abbassò di più, succhiando nel frattempo due dita e avvicinandole all’apertura del ragazzo. Era abbastanza eccitato da non sentire troppo dolore infatti notò che il dito era entrato nel suo corpo solo quando lo mosse per rilassare il muscolo. “Ah! C-cosa..”, “Rilassati” Il ragazzo non poté fare a meno di obbedire, lasciandosi completamente andare alle sue cure. Un movimento preciso delle dita sfiorò un punto in cui erano concentrati i suoi nervi, dandogli una violenta scossa di piacere. Vergil sorrise, finendo di prepararlo con cura per poi togliere le dita, accompagnato da un lamento risentito. Si spinse con delicatezza in quel corpo vergine che lo accolse completamente, seppure con difficoltà. Nero si lasciò sfuggire un singhiozzo al dolore iniziale, ma quando Vergil iniziò ad accarezzarlo e a spingere aritmicamente dentro di lui, la spiacevole sensazione sparì in un batter d’occhio. Non aveva idea di quanto fosse durato, ma quando raggiunse l’orgasmo riuscì solo a emettere un grido di piacere, cadendo poi privo di sensi una volta sentito il seme caldo del più grande riversarsi dentro di lui. Vergil emise un sospiro, uscendo con cautela dal corpo del più piccolo e accarezzandogli i capelli. Un picchettare alla finestra attirò la sua attenzione. Sistematisi i pantaloni, aprì la finestra appoggiandosi sul bordo della balaustra. “E meno male che ero io il maniaco in famiglia” Vergil sbuffò. “Lo sarai sempre..”, “Ma mica vado a scoparmi un ragazzino..” Ridacchiò. “Ma ci avevi pensato.” Dante lasciò trasparire un ghigno simile, lasciando penzolare un piede oltre il cornicione. “Questo è vero..” rimasero zitti un secondo, ascoltando a malapena i suoni che venivano dalla città. “Trattamelo bene..”, “Ci proverò..” Dante gli fece un cenno di saluto, sparendo con un salto sul tetto. Vergil guardò Nero dormire e sorrise. “Lo tratterò molto bene..”
     
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  2. Lupa bianca
     
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    Stupenda *_*
     
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  3. »C.C.˜
     
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    Bella **
    ...Ma ci ho messo un ora a capire il titolo xD
     
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2 replies since 19/8/2010, 22:40   44 views
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