Al di là della luna e delle stelle

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  1. _Shan_94
     
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    Al di là della luna e delle stelle

    1^ PARTE: INVERNO


    1 CAPITOLO: SIAMO LUPI CECOSLOVACCHI

    Noi stavamo inseguendo una lepre che cercava riparo nella poca neve caduta il pomeriggio, eravamo in sei a darle la caccia, ma lei non si dava per vinta e con le sue corte zampe provava a seminarci. I suoi sforzi erano stati vani, mio fratello l’aveva presa, la piccola creatura non ci avrebbe sfamati tutti e da giorni pativamo la fame. Mio fratello doveva mangiare per primo, dopo di lui un altro e poi io mangiai, avevo trovato io la lepre e per questo ero riuscita a mangiare. Due dei nostri compagni erano morti cercando di catturare la lepre, una razza che si è sempre creduta superiore, li aveva ammazzati con dei particolari strumenti che uccidevano senza pietà. Noi non avevamo fatto niente, eppure due nostri amici, compari erano stati brutalmente uccisi mentre la neve si tingeva di rosso. Nessuno aveva il diritto di fare quel che ha fatto, ma noi spaventati abbiamo dovuto abbandonare le carcasse dei nostri amici ormai in balia del tempo o delle spaventose creature chiamate umani. Noi ci siamo spostati cercando un luogo in cui stare al sicuro, lontano da ogni pericolo, ma senza risultato. Noi attraversavamo immense foreste cercando un posto nel quale essere accettati come esseri viventi, ma tutti ci avevano respinto, infondo noi eravamo abituati a tutto questo perché noi siamo lupi cecoslovacchi.
    Durante l’inverno molti lupi si aggregavano alla nostra modesta compagnia di massimo quattro elementi, e noi accettavamo gli altri della nostra specie perché almeno di loro potevamo fidarci. Il mio manto grigio si mimetizzava nelle fredde foreste invernali, il mio pelo era caldo e vaporoso, però diverso da quello di mio fratello e delle mie due sorelle, infatti il loro pelo era bruno con molte sfumature rossastre. Io adoravo mio fratello che era sempre protettivo con noi, ma detestavo le mie sorelle troppo pigre e deboli, non adatte ad una vita come la nostra. I lupi mi rispettavano, ero forte e questo lo sapevano bene, ero anche abile e molto attiva, senza dubbio io non ero causa di rallentamenti durante gli spostamenti più lunghi.
    L’inverno mi piaceva, mi divertivo a sentire lo scricchiolio della neve sotto il peso del branco, la neve era fredda, ma piacevole e quando nevicava io mi fermavo guardando il cielo con i miei occhi verdi. Quando noi lupi ci spostavamo correndo con le zampe posteriori, smovevamo la neve sotto di noi schizzandola da tutte le parti. Eravamo molto uniti e ci aiutavamo a vicenda anche nelle situazioni più pericolose, nel nostro branco c’erano quattro forti lupi a cui noi avevamo chiesto aiuto. Uno di loro era guercio e ormai era diventato vecchio, però ancora in grado di tenere il passo con gli altri. Le mie sorelle erano troppo lente e spesso ci dovevamo fermare per farle riposare; io le odiavo e loro odiavano me, però non mi attaccavano perché più deboli e vigliacche. Nel branco nessuno le sopportava ci rallentavano troppo, ma in ogni modo mio fratello era riuscito a convincere il resto del gruppo a farle restare con noi, mio fratello era l’unico che riusciva a tenere legata la famiglia. Loro non contribuivano quasi mai alla caccia e per questo a entrambe si notavano le costole, e stavano diventando troppo deboli per correre, avremmo dovuto abbandonarle per riuscire a raggiungere una foresta attraversando la foresta fredda prima dell’arrivo degli umani.
    Loro venivano spesso maltrattate e io non le difendevo, al contrario contribuivo mordendogli le zampe e spingendole a terra e loro dovevano subire in silenzio altrimenti sarebbero state colpite di più. Io non ero mai stata picchiata neanche quando ero soltanto un’ingenua cuccioletta, io al contrario dei miei fratelli non sapevo cosa si provava ad essere picchiati, però picchiavo le mie sorelle, perché gli altri lo facevano. Mio fratello non poteva difenderle, perché sarebbe stato morso e calpestato da quattro lupi molto più forti e resistenti. I lupi che ci accompagnavano non erano lupi cecoslovacchi, erano stati portati in Europa dalla lontana Alaska, erano stati catturati dagli umani, però erano riusciti a fuggire e a trovare nuovamente la libertà, se si può considerare tale. Essere ammazzati senza motivo, correre per salvarsi la vita, morire di fame; questa non è libertà, è solo una triste esistenza in cui si cerca di sopravvivere, e poi noi non conosciamo la vera libertà perché noi lupi cecoslovacchi la nostra libertà l’abbiamo persa da tempo.
    Si avvertivano i venti gelidi dell’inverno che soffiavano forte e noi volevamo raggiungere altre terre, volevamo raggiungere quei luoghi incontaminati in cui l’uomo non si sarebbe mai spinto, a guidarci c’era un forte lupo bianco, che voleva condurci verso terre libere, terre molto a nord, l’Alaska. I quattro lupi ,tre maschi e una femmina, volevano tornare a casa, volevano ritrovare le lunghe nevicate, e volevano portare anche noi in quel luogo sperduto dove la notte è lunga e la neve è tanta. Noi eravamo nati in Cecoslovacchia, gli uomini Europei avevano dato la caccia alla nostra razza per secoli, per ragioni a noi sconosciute, noi siamo sempre stati lupi cecoslovacchi, abituati fin da piccoli a nasconderci nelle foglie secche dell’autunno e nell’erba alta dell’estate. Dovevamo sbrigarci, perché noi sapevamo che in poco tempo sarebbero arrivati gli umani, avevamo paura di loro, usavano i cani per stanarci e con quei maledetti fucili ci ammazzavano lasciando che il nostro sangue macchiasse la neve pura e candida che ormai da secoli assorbiva il nostro sangue. L’inverno era appena cominciato e noi dovevamo sbrigarci, perché gli umani non sapendo come scaldarsi, ci uccidevano e successivamente ci scuoiavano, sarebbe stato un atto di sopravvivenza, ma da tempo gli umani utilizzavano le nostre pelli come arredo per le baracche, dando il via ad una caccia estenuante. Noi non potevamo difenderci da quelle creature che facevano soffrire altri esseri viventi anche per divertimento, perché gli umani non possono limitarsi a utilizzare la natura per sopravvivere? Perché siamo sempre noi a pagare per quello che gli umani fanno? Sono semplici domande che esistono nel cuore di molti altri esseri viventi, a cui però non possiamo trovare risposta, neppure la luna può aiutarci.
    Il lupo bianco ci guidava tra gli alberi della nostra terra, sua sorella era veloce e più forte di me, i lupi che ci accompagnavano erano forti e tenaci cresciuti in una terra libera dove la vita è tranquilla anche se difficile. I quattro lupi volevano tornare a casa, noi lasciavamo le nostre terre, lo facevamo per sopravvivere, ma noi non smetteremo mai di essere i lupi che siamo, perché noi siamo lupi cecoslovacchi e lo saremo anche al momento della nostra morte. I nostri cuori resteranno sempre aggrappati alla tenera erba della primavera e alle grotte scavate con fatica nel terreno, era giunta l’ora di abbandonare quel luogo che ci aveva cresciuti, noi comunque volevamo conquistare la libertà. I cacciatori che conoscevamo bene nelle nostre terre sarebbero cambiati, come le loro disgustose tecniche di cattura, ma era un rischio che eravamo pronti a correre, volevo raggiungere la mia libertà e avrei affrontato qualsiasi cosa pur di ottenerla. Il nostro pelo si muoveva con il vento che soffiava forte quasi per impedire a noi di andarcene, ma noi non ascoltavamo il lamento del vento e nemmeno il muoversi dei rami secchi, noi abbandonavamo quella che si poteva chiamare casa per trovare un luogo in cui saremmo stati accettai come esseri viventi o almeno così speravamo mentre ci spostavamo verso nord. I miei passi sembravano pesanti perché il mio cuore chiedeva disperatamente di fermarsi, ma nello stesso tempo di continuare il tragitto che c’eravamo imposti, dovevo continuare e non potevo tornare indietro perché non volevo rinunciare all’unica possibilità di guadagnare la libertà. Non un guaito nemmeno un rumore per la separazione da casa nostra, non c’era il tempo, dovevamo fuggire dagli umani che ci davano la caccia, e noi afflitti dal rimorso per aver abbandonato la nostra casa seguimmo comunque i quattro lupi. Noi che avevamo sempre vissuto in quelle piccole foreste piene di vita ci stavamo allontanando verso luoghi remoti e inesplorati, stavamo lasciando casa nostra, dove i nostri compagni erano stati uccisi, dove noi avevamo trovato riparo, il luogo in cui noi avevamo vissuto, lo stavamo lasciando alle spalle, probabilmente per sempre.
    Noi lasciavamo la nostra terra, non me lo sarei mai perdonata, ma comunque lo feci girai lo sguardo e seguì il lupo bianco che ci guidava, ci muovevamo attraverso gli alti arbusti per lasciare la nostra casa. Avevo paura, tutti noi avevamo paura, non ci eravamo mai inoltrati oltre quei confini che delimitavano il terreno che ci apparteneva. Ma ai lupi provenienti dall’Alaska questo non importava, loro erano stranieri perché preoccuparsi di oltrepassare confini di terre che non conoscevano e a cui loro non appartenevano. Loro impavidi ci guidavano attraverso gli arbusti alti e gli alberi senza foglie, i ,oro passi erano sicuri al contrario dei nostri titubanti e fragili come il respiro di un coniglio prossimo alla morte.
    Passo dopo passo ci inoltravamo in una foresta diversa da quella in cui eravamo abituati a vivere, ci sembrava inquieta e spaventosa, ma era solo un’impressione come ben presto avremo scoperto. Gli alberi avevano un aspetto diverso, subito avvertì una sensazione di inquietudine e il mio pelo istintivamente iniziò ad alzarsi, mentre i miei passi si facevano leggeri e i miei occhi stavano attenti a quello che accedeva intorno alla nostra compagnia. I miei atteggiamenti guardinghi rallentavano la mia andatura e questo fece adirare i lupi che stavano davanti a me che mi incoraggiarono con delle spinte apparentemente forti, ma io non sentivo male per via degli altri, ma il mio cuore soffriva perché stava lasciando quello per cui avevo combattuto. La lupa nera riuscì a farmi cambiare idea a forza di mordermi alle gambe, poi dopo qualche ulteriore spinta mi decisi a camminare, ma per la prima volta nella mia vita lo feci a testa bassa, mentre le mie zampe sanguinavano, ero stata picchiata dai miei compagni. Era stata le prima volta per me, sentire i denti affondare nelle zampe era una sensazione orribile, e lo avevano fatto solo per impartirmi una lezione, se mi avessero voluto fare del male non avrei saputo reagire. Ero umiliata come lo erano sempre le mie sorelle, io volevo crescere non volevo più subire una cosa del genere, e dopo qualche minuto alzai nuovamente la testa cercando di essere superiore a quel dolore che subito si dileguò. Subito mi affrettai a raggiungere i miei compagni e gli affiancai per farmi vedere forte, loro invece di allontanarmi fecero finta di niente continuando ad avanzare con quel passo svelto. Ero offesa però cercavo di non darlo a vedere, seguendo i quattro lupi come fossi stata una di loro, ma io ero molto diversa, ero più piccola meno audace e coraggiosa, ma in una cosa ero particolarmente brava, non mi arrendevo mai, neanche nelle situazioni più difficili, questo mi dava forza. Probabilmente proprio a quel mio pregio non mi sentivo inferiore, anzi a volte andavo davvero fiera di essere particolare, io volevo capire cosa significava essere liberi e io lo avrei capito per tutti i lupi cecoslovacchi morti senza conoscerne il reale significato, ma più che altro lo facevo per me stessa. Gli arbusti bassi e secchi si facevano più frequenti, non avevo mai attraversato i cespugli che delimitavano i nostri territori, ma la paura era passata e la mia curiosità mi spingeva ancor di più ad andare avanti. Anche lì c’era la neve, la stessa neve che adoravo tanto, ma sapevo che era diversa, se non altro era fresca e ricordava quella di casa, ma non mi dispiaceva camminare in mezzo al bianco. I miei fratelli erano ancora titubanti, invece io trotterellavo tranquilla, seguendo i lupi alaskani, ogni cespuglio mi incuriosiva, non sapevo di trovarmi ancora in Cecoslovacchia, mi sembrava una terra lontana e credevo che casa fosse lontana chilometri. Anche in quella parte della foresta, in cui non mi ero mai addentrata, gli alberi facevano lo stesso identico fruscio, l’odore nell’aria era diverso, ma questo non mi turbava perché gli odori non mi davano fastidio. Mi guardavo intorno annusando qua e là qualsiasi cosa, bastava poco per incuriosirmi, ero una lupa giovane, avevo appena superato i due anni, tutto era interessante, volevo imparare tutte le cose meravigliose di questo mondo. Mio fratello aumentò l’andatura e si affiancò a me, le mie sorelle erano stanche, ma io non volevo permettere al gruppo di fermarsi a causa loro; abbandonarle sarebbe stata la cosa migliore, non ci aiutavano mai ed erano solo un peso che ci rallentava frequentemente. Le guardai con aria di superiorità, mi ero stancata di spingerle e quindi mi limitavo a fissarle con disprezzo, lo stesso con cui mi avevano fissato alla mia nascita. Io ero la più piccola delle tre, ero nata un anno dopo di loro, si erano sempre sentite migliori di me, ma appena fui in grado di cacciare e di combattere riuscì a impormi e renderle inferiori a me nonostante tutto.
    Ci eravamo inoltrati molto nel bosco, e il sole si stava levando alto nel cielo, la mia curiosità aveva lasciato spazio alla fame, ma non alla stanchezza, le mie zampe avrebbero continuato a muoversi con lo stesso ritmo. Forse per abitudine, forse perché invece la mia voglia di andare avanti era diventata forte, il lupo davanti a tutti decise di fermarsi a riposare per far ricongiungere il gruppo, effettivamente si erano creati due gruppi, i miei fratelli intimoriti stanchi e affamati e i forti lupi alaskani che agli occhi dei miei fratelli sembravano dei. Stavamo camminando, finalmente ci fermammo in un punto dove la neve era più soffice e dove il sole poteva riscaldarci, io mi riposai al sole per recuperare le forze, chiusi gli occhi sognando di correre in un prato verde, continuando a correre senza sosta, senza un motivo, solo il movimento continuo dei miei arti che toccavano e si sollevavano dal suolo. Il mio stato di dormiveglia continuò per poco o almeno cosi ricordo; mi ero stufata, non volevo più stare sdraiata, quelle poche volte che potevo essere tranquilla volevo divertirmi e giocare. Mi avvicinai ai miei compagni saltellando vivacemente cercando di attirarne l’attenzione, la sorella del lupo che ci guidava aveva un bel pelo bianco, candido, più folto del mio era dolce e simpatica, almeno nei miei confronti, mi allontano dolcemente sbuffando e girandosi nella neve dandomi le spalle. Io che ero la più piccola non ero di peso, non dimostravo affatto la mia età, forse due anni, chi lo sa, ma le mie manie da cucciola non mi avevano ancora abbandonata. Chiesi più volte di giocare, allora lei stufa mi morse una zampa scocciata, voleva dormire, lo sapevo, ma io annoiata non sapevo cosa fare; decisi di guardare il cielo, era bellissimo, proprio di quel colore che lo caratterizzava. Il cielo è l’unica cosa che non cambierà mai, fossi anche dall’altro capo del mondo, il cielo non cambierà mai, resterà sempre lo stesso, con le stesse nuvole, con lo stesso colore celestino che si alternava con l’indaco. Il vento soffiò ancora riportandomi alla realtà, volevo svegliare i miei compagni, si stava facendo tardi e la mia voglia di continuare il viaggio che avevo intrapreso era diventata davvero irrefrenabile. Aspettai pazientemente il risveglio degli altri lupi che non si erano limitati a socchiudere gli occhi, ma avevano dormito e sognato, forse come me avevano immaginato la libertà forse avevano sognato di riposare sotto una vecchia quercia vicino a un covo di cervi, forse avevano creduto di poter volare alto nel cielo come una possente aquila. Lentamente i miei fratelli si svegliarono seguiti dei lupi stranieri che appena svegli si rimisero in marcia puntando sempre dritto, riprendemmo con un passo tranquillo, mancava poco alla notte e avremmo dovuto risparmiare le energie. Il sole si stava allontanando sempre più in basso nonostante la luce ancora viva del pomeriggio, faceva più caldo, le nuvole si erano diradate un po’ lasciando spazio allo sfondo turchese sopra di noi.
    Era passata all’incirca un’ora, l’aria assunse un odore strano, che avevo già sentito, ma che mise in allarme anche il resto del gruppo, iniziammo a riprendere il passo più velocemente, cercando di non sprecare energia. La presenza che ci seguiva ora mi era più nota, iniziai a riconoscere l’odore che si avvicinava lentamente, erano dei cani che ci stavano seguendo. I cani ci assomigliavano, in fattezze e in odore, ma non è difficile distinguerli, il cane è contaminato dall’uomo, e quindi riconoscere un cane non è difficile. Dopo aver capito che i cani ci avevano trovato iniziammo a correre più velocemente cercando di mettere distanza fra noi e loro, non ci riuscimmo. I cani correvano veloci, più di noi, stanchi e affamati, le mie sorelle troppo deboli non c’è la facevano più a proseguire, io le avrei abbandonate al loro destino, ma mio fratello rallentò il passo cercando di incoraggiarle ad andare avanti. Era ormai tardo pomeriggio e l’inseguimento continuava da diverse ore, il sole stava per andarsene, avremmo dovuto resistere ancora per poco, visto che i cani non possono correre o inseguirci durante la notte. I cani per niente stanchi continuavano a starci dietro mentre la fatica aumentava, mi facevano male le zampe, ma non avevo voglia di lamentarmi, continuai a correre, mi guardai un attimo indietro, le mie sorelle provavano a raggiungerci correndo con le zampe troppo deboli e magre, le guardai con disprezzo continuando a correre dietro ai lupi che ci guidavano. Mio fratello invece si ostinava a spingerle e a spronarle ad andare avanti, ma con scarso risultato; l’odore sgradevole dei cani da caccia si avvicinava inesorabilmente, e quindi aumentammo l’andatura. Forse avremmo potuto salvarci.

    Continua...
     
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  2. Lupa bianca
     
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    bellissima , sei una scrittrice nata!
     
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  3. _Shan_94
     
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    grazie ^^
    ci vorrà un po' per il secondo non ho mai voglia di mttermi lì a scriverlo XD
     
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  4. Cynder_the_wolf
     
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    bellissima!
     
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  5. "Cucciolotta"
     
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    nn l'ho ancora letta tutta perchè mi bruciano un pò gli occhi domani là finisco di leggere *già da quello che ho letto sei molto brava a scrivere*:**
     
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  6. Dragonair3
     
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    Mamma mia,non ho potuta leggerla tutta *Troppo lunga* ma è bellissima!
     
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  7. _Shan_94
     
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    gomena ^^' vorrà dire che il prossimo capitolo lo farò più corto... in effetti è un po' pesantino ^^'
     
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6 replies since 25/9/2009, 14:29   65 views
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